Disturbo Post-Traumatico da Stress
Stiamo tranquillamente sorseggiando un caffè, seduti ad un tavolino con una bella vista sulla strada adiacente quando, alzando lo sguardo, succede qualcosa di inaspettato: assistiamo allo scontro tra due auto.
Il suono stridulo dei pneumatici che cercano di aggrapparsi al manto stradale e frenare la corsa, i clacson delle auto vicine a segnalare il pericolo, il rumore delle due auto che si scontrano, gli allarmi che scattano, le urla di chi è lì fuori e assiste inerme alla scena. Tutto avviene in una manicata di secondi, abbiamo ancora la tazzina di caffè in mano incapaci di decidere se poggiarla o portarla alla bocca, bloccati, con lo sguardo completamente immerso nella scena di fronte a noi.
Poggiamo il caffè sul tavolino, bevuto solo a metà, paghiamo il conto, usciamo dal bar. Fuori si è formata una folta calca di gente intorno alle due auto; quelli sopraggiunti in un secondo momento sono impegnati in un continuo chiacchiericcio: “che è successo? Come stanno?”. Da lontano iniziamo a sentire il suono di un’ambulanza in avvicinamento, mentre ci allontaniamo da quel luogo per far rientro a casa.
Il resto della giornata passa in un clima distaccato, come se chiamate, messaggi, il suono della tv, le chiacchiere con i conviventi provenissero da “lontano”, da un tempo o uno spazio al di fuori del reale. Anche la notte, e gran parte di quelle a seguire, sarebbero state disturbate da ricordi ricorrenti di quello che è accaduto, dall’impressione vivida di essere ancora in quel bar e di assistere più e più volte allo scontro; proprio per questa ragione decidiamo di non mettere più piede in un bar, rifiutando inviti per non sentire quella profonda sensazione di allarme e disagio tutto il tempo della permanenza del locale. Anche per strada, una frenata più vigorosa, ci fa scattare sull’attenti come se qualcosa stia per accadere.
Situazioni come quella che abbiamo appena raccontato si configurano come un possibile Disturbo Post-Traumatico da Stress.
Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DTPS) si caratterizza, quindi, per l’esposizione – diretta o riferita – ad eventi traumatici (es. pericolo di morte reale, minaccia o violenza fisica) per sé o persone a noi vicine (parenti, amici) con conseguente comparsa di una serie di sintomi riconducibili all’aver fatto esperienza del trauma stesso (Criterio A).
Il corteo sintomatologico del DTPS è molto complesso e variegato, con una sintomatologia che può comparire anche fino a 6 mesi dopo l’evento traumatico stesso e durare, continuativamente, anche oltre 1 mese. Il DSM-5 riconduce i principali sintomi ad alcuni criteri ben precisi:
Criterio B) Presenza di ricordi spiacevoli, ripetuti, intrusivi rispetto all’evento traumatico; sogni/incubi riconducibili al trauma subito; “reazioni dissociative” (es. flashback) in cui il soggetto sembrerebbe distaccarsi dall’ambiente circostante e prendere ad agire come se l’accaduto si stesse ripresentando; intensa o prolungata sofferenza psicologica qualora il soggetto venisse esposto a fattori scatenanti interni o esterni che riconducano all’evento traumatico (es. entrare in auto dopo un incidente stradale o ripercorrere la stessa via in cui si è fatta esperienza di un’aggressione etc. con marcate reazioni fisiologiche e emotive.
Criterio C) Evitamento persistente di qualsiasi stimolo associato all’evento traumatico, esempio:
- evitamento di ricordi spiacevoli, pensieri o anche solo sentimenti strettamente riconducibili a quanto accaduto;
- Evitamento di persone, luoghi, situazioni o argomenti di conversazione che rimandino all’evento traumatico.
Criterio D) Comparsa di alterazioni negative, sia in termini di pensieri che di emozioni associati all’evento con incapacità di ricordare aspetti, anche importanti, relativi all’evento traumatico (amnesia dissociativa), esagerate convinzioni negative rispetto a sé, ad altri, o alle circostanze (per es., “Non sarò mai più felice” “Non c’è nessuno a questo mondo di cui possa fidarmi“, “Non tornerò mai più come ero prima”); mantenimento, nel tempo, di uno stato emotivo negativo caratterizzato, per lo più, da paura, rabbia, sentimenti di colpa o di vergogna e concomitante incapacità di avvertire emozioni positive (felicità, senso di soddisfazione, tranquillità etc.); marcata riduzione di interesse e piacere nella partecipazione ad attività significative. Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri.
Criterio E) Evidente a aumentata reattività con comparsa di comportamento irritabile, possibili e più frequenti esplosioni di rabbia, messa in atto di azioni spesso eccessivamente spericolate e/o autodistruttive, ipervigilanza, problemi di concentrazione, difficoltà relative al sonno.
Come sempre, quale regola generale per i disturbi della sfera psichica, le alterazioni sopra elencate devono provocare un disagio clinicamente significativo o comunque una compromissione del funzionamento della persona sia in ambito sociale che relazionale o personale o ancora lavorativo.
La terapia per il DTPS si basa sia su interventi di psicoterapia (es. EMDR – Eye Movement Desensitization and Reprocessing ovvero Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) nonché su prescrizioni farmacologiche mirate (es. SSRI) atte a ridurre l’aumento della reattività, le alterazioni più negative dell’umore e del contenuto del pensiero nonché l’insonnia o l’eccesso di ansia.